Chiesa e Università

L’animazione cristiana della cultura

Nello svolgimento del ciclo liturgico, in questi giorni che seguono la festa dell’epifania, è ancora presente la memoria di un viaggio, avvenuto secoli fa, che dall’Oriente ha condotto i Magi fino alla culla di Cristo.

Sono i sapienti che cercano, riconoscono ed adorano il Verbo incarnato, l’infinita ed eterna Sapienza.

Non meno vivo – anche per l’immediata vicinanza – è il ricordo, che fa ancora esultare il nostro spirito, del pellegrinaggio compiuto dal papa Paolo VI in Terra santa. Il Pontefice ha voluto andare alle sorgenti – come ha dichiarato Lui stesso – per risentire tutta la freschezza e la forza del messaggio evangelico, per raccogliersi in preghiera nei luoghi santificati dalla presenza e dall’opera del divino Salvatore, per raccogliere nuovi stimoli ed energie alla sua nobilissima ed ardua missione, protesa ad affrettare l’unione dei cristiani, a ristabilire la fratellanza fra gli uomini, a consolidare la pace nel mondo.

Sono due viaggi, quelli ricordati, che in questa sede – collegio universitario – e nell’odierna fausta circostanza – benedizione, inaugurazione ed inizio di attività – possono offrire un’indicazione significativa e specifica: 1) la scienza umana avrà autentico valore, se riuscirà ad incontrarsi con Dio, fonte di luce, e con Gesù Cristo, via, verità e vita; 2) la scienza e la cultura devono perfezionare l’uomo, perché dia alla sua vita una finalità elevante e meritoria nell’amore di Dio e del prossimo.

Le proposizioni enunciate sintetizzano la visione cristiana della scienza e della cultura e guidano l’intellettuale, che intenda fare della sua presente esistenza un servizio alla verità ed al bene, ad operare per l’animazione cristiana della cultura.

Su questo argomento dirò brevemente alcune cose, che non sono nuove, ma che restano fondamentali per l’impostazione dello studio, della ricerca scientifica, dell’attività professionale, artistica e tecnica in senso cristiano.

Visione cristiana della scienza e della cultura

Il cristianesimo afferma chiaramente che la scienza è un bene grande, di valore inestimabile; con uguale chiarezza dice però che la scienza non è il bene sommo, totale, definitivo per lo spirito umano; dice ancora che tale bene o valore è stato affidato all’uomo, il quale ne può abusare; ed infine ricorda alla coscienza umana che questo valore ha una destinazione, tende necessariamente verso una meta.

La cultura è un bene, un talento, un raggio della luce che è Dio e che da Lui proviene; la si deve pertanto apprezzare. Quel talento deve essere impiegato sapientemente, portando a sviluppo tutte le virtualità che esso contiene, quel raggio di verità e di luce divina ha lo scopo di segnare una via di conquista, di progresso, di bontà allo spirito umano.

Non è il bene sommo e definitivo la cultura; deve quindi conservare il carattere dell’umiltà, della continua ricerca – «paratus semper doceri», come ogni grande spirito -, dell’apertura docile e rispettosa alla verità, che Iddio voglia farci conoscere.

Il bene della scienza è stato affidato all’uomo, che è limitato nelle sue forze, che reca la ferita della colpa originale nelle sue facoltà intellettuali e morali, che può disseminare la nebbia del dubbio e dello scetticismo, dove invece potrebbe risplendere il sole della verità; che soggiace facilmente alla tentazione dell’orgoglio, che non di rado si lascia abbattere dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà dello studio, della ricerca e dell’applicazione.

La cultura è un valore che deve essere finalizzato secondo il disegno di Dio, infinita sapienza e bontà; è un bene che va riscattato dalle remore o dalle contaminazioni dell’intelligenza umana, soggetta ad incertezze, deviazioni ed orgoglio; non venga mai sacrificata la scienza alla superbia che gonfia, ma sia tutta protesa alla carità che edifica.

Questa parola grande e misteriosa del messaggio cristiano – carità – è densa di significato; indica l’amore a Dio ed al prossimo. Chi vive il divino comando della carità, attua l’essenza del cristianesimo e tocca il vertice della perfezione. Tutta l’attività umana deve essere diretta a questo scopo. La vita dell’uomo è segnata dalla legge di ascesa verso Dio e di benevolenza verso i suoi simili. Scrive mons. Carlo Colombo: «Dal punto di vista cristiano, il valore vero è la carità: essa ed essa sola è destinata a durare in eterno; tutto il resto passerà, ma la carità non passerà (1Cor 13,8). Sarebbe un errore però il pensare – continua mons. Colombo – che tutto il resto nella vita umana sia senza significato: tutto il resto ha come scopo e valore di rendere possibile la carità, una carità più profonda e più universale, più delicata e più ricca» (in: Valori eterni e realtà temporali, temi di studio della FUCI, 1954, p.9).

Il fine soprannaturale, che la visione cristiana indica ed assegna all’attività umana, non confonde i piani di metodo e di lavoro e non annulla il pregio ed il valore naturale dell’opera compiuta dall’uomo.

«Il fine soprannaturale – scrive mons. Gerardo Philips – valorizza gli interessi temporali nella luce della beatitudine finale, sarà giudice in ultima istanza del loro uso e indirettamente ne fisserà la misura di liceità. Potrà santificare questi beni consacrandoli alla salvezza o farne, qualora occorresse, oggetto di distacco e di sacrificio. Sempre, dovrà purificarli, poiché senza purificazione non è possibile la santità… Un sano umanesimo – soggiunge ancora mons. Philips – deve ammettere spontaneamente i propri limiti, senza rincrescimenti; aprirsi, non chiudersi all’appello superiore della grazia… Il vero umanesimo non ripiega l’uomo sulla propria piccolezza, né lo chiude nel mondo; gli apre invece prospettive infinite… Una cultura veramente umana non respingerà mai questo fine superiore» (I laici nella Chiesa, Vita e pensiero, pp. 73-74).

La visione cristiana della scienza e della cultura si fonda sulle verità della creazione, della rivelazione e della redenzione. Iddio crea l’universo e l’uomo, assegna una meta ultraterrena allo spirito umano, nel corso della storia parla agli uomini (per mezzo dei profeti, di Gesù Cristo e degli apostoli), libera l’uomo dalle catene morali delle colpe e continua nei secoli, mediante l’opera della Chiesa, la sua azione affrancatrice dal male e sostenitrice della buona volontà umana, protesa alla conquista del sommo Bene.

Iddio ha creato le cose, che sono buone per loro natura; ha fatto l’uomo intelligente, creato a sua vera immagine, perché possa leggere nel gran libro dell’universo – immenso libro che «squaderna» la gloria di Colui che tutto muove (Dante) -, ha dato all’uomo il comando di dominare la terra, di scoprirne le risorse, di trovare le leggi fisiche e chimiche insite negli elementi… per il benessere, la maggiore libertà e la perfezione dell’uomo posto ad arbitrare sulla terra.

Gesù Cristo è venuto al mondo come salvatore, come medico per guarire i mali provenienti dalla libera volontà umana. Egli ha parlato agli uomini come maestro di una scienza più alta, che nobilita la loro intelligenza; ha stabilito la sua dimora fra di noi perché avessimo a ricevere dalla sua pienezza l’onda vivificante della grazia ed il raggio luminoso della verità.

La cultura deve rispettare l’ordine della creazione, la gerarchia dei valori, la destinazione finale delle cose e dell’uomo. La scienza non ha da temere la parola rivelata. L’Autore della natura, su cui indaga la scienza, è anche la fonte della rivelazione, cui aderisce la fede. Non ci può essere contrasto tra verità scientifica e verità religiosa, perché ambedue procedono dal medesimo principio, Dio. La verità comunicataci da Dio non va contro la cultura, non toglie la giusta libertà ed autonomia delle varie scienze. Dio è intervenuto portandoci la verità soprannaturale e ci ha dato una vera ricchezza. Egli non abolisce la ricerca e la scienza umana, ma la favorisce e la protegge. Chi ci offre un cannocchiale, non ci deve cavare gli occhi, altrimenti non ci vediamo più. Dio non ha spento gli occhi penetranti e luminosi della scienza, ma li ha potenziati ed ha fatto vedere meglio all’uomo il suo fine.

L’azione della Chiesa in favore della cultura

L’azione della Chiesa è guidata da questi principi. Alcune isolate voci contrarie non hanno trovato cittadinanza nella Chiesa. Qualche episodio increscioso del passato si deve attribuire all’ignoranza o alla confusione dei termini religione e scienza. Tutta la storia della Chiesa sta a dimostrare un’azione intensa, benemerita e costante a favore della cultura, della scienza e dell’arte. Le antiche scuole presso le cattedrali ed i monasteri, le università nel medioevo, le istituzioni scolastiche ed educative in tempi più recenti, le numerose e fiorenti scuole cattoliche nei territori missionari… sono fatti eloquenti e significativi, i quali restano a testimonianza della visione cristiana della cultura.

La scienza e la cultura hanno il loro tempio nella scuola, e, particolarmente, in quella superiore, universitaria.

Quale sia la considerazione della Chiesa per l’Università è documentato da tutta una prassi, che la convalida nella storia, e che si rifà alla visione cristiana, di cui abbiamo parlato.

Ebbi già occasione di scrivere – riferendo della mia recente udienza privata col santo Padre Paolo VI – quanto il Papa stimi la scuola universitaria, ne apprezzi l’opera ed i meriti, ne esalti la funzione, guardi con speciale affetto ai maestri, agli studenti, alle autorità scolastiche ed a quanti generosamente operano per una sempre maggiore efficienza delle nostre università.

Sono ancora vive nella nostra mente e nel nostro cuore – di alcuni di noi, che fummo presenti all’udienza concessa dal papa agli studenti universitari cattolici della FUCI dopo il loro congresso di Padova, il 2 settembre scorso – le parole elevate, con cui il Pontefice indicava l’amore all’Università «innanzi tutto, come istituzione superiore e sacra, come “alma mater”, a cui è dovere e vanto rendere onore in ogni sua cosa: nella sua autorità, nelle sue tradizioni, nei suoi edifici, nella sua dignità costituzionale, la quale non può non essere rivestita di autonomia interiore e di giusta libertà, sebbene ciò debba sempre essere in quell’ordine morale e civile, che l’università per prima vuole rappresentare e promuovere».

E sia consentito anche un ricordo particolare di Pio XII, che dalla cattedra di Pietro, maestro dotto e buono, disse parole confortanti e luminose, a tutti, ma specialmente agli scienziati ed intellettuali, per far conoscere ed amare il messaggio di Cristo e la dottrina della Chiesa.

Il 15 giugno 1952, ricevendo in udienza gli universitari di Roma guidati dal loro rettore e dal ministro della Pubblica Istruzione on. Antonio Segni – ora presidente della Repubblica – Pio XII esaltò la missione dell’Università ed esorto i giovani allo studio, guardando al loro avvenire; disse con commozione agli studenti: «Dalle vostre risoluzioni dipenderà la vita di tanti infermi, la pace di tante famiglie, i trionfo della giustizia, l’educazione di tanti fanciulli, la sorte di tanti operai; …dalla vostra capacità sarà determinato il progresso del Paese, l’impiego oculato delle sue risorse, l’incremento delle industrie, le comunicazioni, le strade, la navigazione, le macchine, la sicurezza dalle calamità, la sanità pubblica, l’economia, il volto esterno della nazione. E da chi altri, se non da voi e dalla vostra intelligenza, essa può attendere i nuovi ritrovati della scienza, le benefiche scoperte, le utili invenzioni, in una parola: quel progresso tecnico e scientifico, che onora il popolo, il quale se ne fa promotore? In verità voi sarete l’intelligenza della patria, ma soprattutto ne sarete il cuore, poiché da voi in tanta parte dipenderà il benessere del popolo, la santità delle leggi, l’onestà dei costumi, la rettitudine politica, la buona intesa coi popoli vicini, la pace operosa» (Discorsi e Radiomessaggi, XIV, pp. 208-209).

L’Università, dunque, è la grande scuola, che fa continuamente progredire la scienza, che arricchisce e diffonde la cultura, che prepara i giovani meglio dotati alle future professioni, nello spirito di servizio e di donazione al prossimo.

Per questo guardiamo con fiducia all’Università, per questo ne auspichiamo più utile e desiderato progresso.

Per lo stesso motivo si coordinano le energie e si affrontano sacrifici per i collegi universitari, che in posizione subordinata e collaterale si affiancano all’Università e ne assecondano il lavoro, lo studio e la formazione.

La Chiesa pure guarda con molta speranza all’Università, perché desidera quell’animazione cristiana della cultura e della scienza, che insegna a coltivare e a celebrare tutti i valori, ma ciascuno al suo posto; valori che dovranno mantenere la loro dignità ed autonomia, convergendo però verso una sintesi più alta, che si esprime in termini di carità e che tende alla gloria di Dio (fr. R. Spiazzi, I valori spirituali nella vita del laico, p. 303).

L’animazione cristiana della cultura

Per contribuire all’animazione cristiana della cultura è necessario:

1) riconoscere ed apprezzare la validità della scienza e delle espressioni culturali.

«E quindi saremo i primi – scrive il padre Spiazzi – a valutare obiettivamente, serenamente la positività di quanto nel mondo moderno sussiste come valore, anche se parziale e imperfetto; dovremo essere i migliori nello studio, nella stima, nell’appoggio della cultura, nella comprensione dello sforzo storico di avanzamento, nel progresso, proprio perché sappiamo che il cristianesimo è cosi divinamente trascendente da non distruggere, ma al contrario esigere come presupposti i valori della natura e le realtà terrestri» (vol. cit., p. 401);

2) riscattare i valori autentici della cultura «dalla ganga terrosa dove spesso si trovano sepolti… dalle loro imperfezioni che si esprimono specialmente nelle antinomie e negli squilibri compromettenti il giusto ordine del pensiero e della vita, dando unità e armonia» (vol. cit. di R. Spiazzi, p. 402); e riscattare anche l’uomo, che significa – secondo il Thils – «rimettere a posto la sua facoltà intellettuale… riesaminare la fonte dei suoi giudizi, ristabilire l’ordine divino nei suoi apprezzamenti, trasformare il tono delle sue conversazioni, orientare la direzione fondamentale della sua filosofia, completare la sua concezione del mondo e della vita, riformare gli orientamenti del suo amore e dei suoi desideri, rettificare gli impulsi delle sue speranze» (G Thils, Teologia delle realtà terrene, Ed. Paoline, 9. 170);

3) finalizzare i valori della scienza e della cultura a quella meta ultima «che nella presente economia della creazione attira a sé, si può dire, ogni cosa dando un termine a tutto lo svolgersi del movimento e delle vicende dei secoli, segnando il punto di riferimento di tutto ciò che esiste, si muove, si produce quaggiù ed è l’eterna gloria di Dio, raggiunta dagli eletti con la salvezza della loro anima (Spiazzi, vol. cit. p. 403).

E certamente un compito arduo l’animazione cristiana della cultura; ma non si può trascurare o rinviare, perché difficile. Chi accetta la visione cristiana della scienza, deve portare il suo contributo di competenza, di apertura ai valori universali, di limpida ed esemplare moralità; deve «farsi apostolo della cultura – scrive ancora il padre Spiazzi – sia dispensandone i frutti ai suoi fratelli… sia contribuendo alla grande sintesi cristiana, che si impone al mondo d’oggi, cercando di portarvi quello che può, anche nel suo piccolo; perché qui come in tutta la vita cristiana nulla di ciò che è fatto per amore è sprecato e resta senza efficacia, ma si feconda in frutti di verità e di bene» (vol. cit. p. 305).

È urgente e doverosa l’animazione cristiana della cultura, perché essa prepara la penetrazione e la diffusione nel mondo degli altri valori cristiani. Le idee precedono e guidano le azioni. La verità deve preparare la strada ed i presupposti alla giustizia, all’amore, alla libertà ed alla pace.

Le encicliche “Mater et Magistra” e “Pacem in terris” hanno indicato grandi prospettive all’azione illuminata e coraggiosa dei laici. Afferma l’indimenticabile Papa Giovanni: «La nostra epoca è percorsa e penetrata da errori radicali, è straziata e sconvolta da disordini profondi; però è pure un’epoca nella quale si aprono allo slancio della Chiesa possibilità immense di bene» (Mater et Magistra n. 274 in Civ. Catt.); continua il Papa buono: «La Chiesa oggi si trova di fronte al compito immane di portare un accento umano e cristiano alla civiltà moderna: accento che la stessa civiltà domanda e quasi invoca per i suoi sviluppi positivi e per la sua stessa esistenza.

Come abbiamo accennato, la Chiesa viene attuando questo compito soprattutto attraverso i suoi figli laici, che a tale scopo devono sentirsi impegnati a svolgere le proprie attività professionali come adempimento di un dovere, come prestazione di un servizio, in comunione interiore con Dio e nel Cristo e a sua glorificazione (L. C., nn. 269 e 270).

Girolamo Bortignon

Discorso per l’inaugurazione del collegio universitario «Gregorianum» – Padova, 12 gennaio 1964

Tratto da Girolamo Bortignon, Scritti e discorsi del vescovo Girolamo Bortignon, Antoniana Industria Tipografica, Padova 1979, pp. 640-645. Fonte Bollettino Diocesano 1964, pp. 355-360.